Questa pagina è interamente dedicata alla Storia e cultura di Stintino.
Veduta di Stintino anni ’50 (collezione Rubino)
A differenza di altre realtà, di Stintino conosciamo esattamente la data di fondazione: 15 agosto 1885, l’origine del borgo di Stintino è dovuta alla decisione del Governo italiano di istituire sull’Isola dell’Asinara la stazione sanitaria marittima di quarantena e una colonia penale.
In quei tempi l’isola era abitata 45 da famiglie, alcune dedite alla pastorizia e all’allevamento, che avevano dato origine agli agglomerati di Fornelli e Cala Reale, mentre a Cala d’Oliva vivevano i pescatori di origine ligure e ponzese che dopo varie migrazioni decisero di stabilirsi definitivamente nell’Isola per dedicarsi alla pesca stagionale del tonno e delle aragoste.
Il governo, dopo una serie di trattative con gli ex abitanti dell’isola, associatisi nell’unione dei 45, offrì una ”regalia” di 750 lire e la possibilità di scegliere un sito dove potersi insediare, le possibilità offerte erano due: la baia di porto Conte, vicino ai ruderi romani di Porto Ninfeo, o la lunga striscia di terra caratterizzata da due profonde insenature conosciuta come ”Isthintini” non molto distante dalla Tonnara Saline.
Data la posizione strategica e il legame che comunque legava gli esuli con l’Isola dell’Asinara si decise che il nuovo paese sarebbe sorto negli ”Isthintini”, i quali furono altrettanto decisivi per la scelta del nome del paese: Isthintini – Sthintini – Stintino, che inizialmente si sarebbe dovuto chiamare Cala Savoia.
Gli Isthintineddi anni ’50 (collezione Rubino)
Le quarantacinque famiglie utilizzando le poche risorse messe a disposizione dal governo centrale, e grazie alla loro caparbietà riuscirono a costruire il nuovo paese.
Sorse così Stintino, ordinato secondo piano regolatore che divise ordinatamente l’abitato in una stretta penisola fra i due bracci di mare, Porto Vecchio e Porto Nuovo (Portu Mannu), con le sue piccole case adornate con menta e basilico che ci ricordano a primo impatto quelle di Cala d’Oliva, così come la chiesa costruita nel 1937 che riprende la struttura di quella edificata nell’Asinara.
Stintino era intimamente e doppiamente legato al mare non solo per fattori economici, per gli stintinesi il mare era il ”modus vivendi” la tonnara e la pesca regolavano la vita di questo piccolo borgo, ogni stagione era accompagnata da riti e abitudini.
La principale ricchezza del paese è sempre stata la Tonnara, poi è arrivato il turismo, nei primi anni del 900 il borgo ospitava alcune delle più illustri famiglie della borghesia sassarese, gli Azzena, i Berlinguer, Segni, Silenti, Scotti. Negli anni 60′ il boom turistico investì anche Stintino, che divenne meta di un turismo in stile ”Costa Smeralda”, i Moratti acquistarono alcuni terreni e costruirono ville e alberghi facendo conoscere Stintino e le sue spiagge per tutto il mondo.
Per oltre un secolo Stintino è stato frazione del comune di Sassari, il 10 agosto 1988 è divenuto comune autonomo, dopo centotre anni gli stintinesi finalmente hanno potuto decidere le sorti del loro paese.
Veduta del paese anni ’40 (collezione Rubino)
Tratto da: Comune di Stintino
”Il tempo della memoria”.STINTINO – A crearlo è stato Antonio Diana, il sindaco di Stintino, che sul paese ha già scritto due volumi dal titolo proprio “Il tempo della memoria”.
I volumi scavano nella memoria del paese, contengono inediti, che fanno parte del patrimonio dell’archivio della Tonnara Saline.
Documenti che riportano alla luce la storia del veliero Leopoldo I “catturato” dalle rete della tonnara di Trabucato nel 1926, oppure l’interessante opuscolo scritto dal direttore della Tonnara Saline nel 1949, Antonio Penco, sulla borgata di Stintino e i suoi pescatori.
Il secondo volume di Antonio Diana mostra come la vita di Stintino sia legata all’isola dell’Asinara, alla quale il paese è unito da una sorta di cordone ombelicale, che più che geografico è innanzitutto affettivo.
Il blog cerca di fare questo e, con l’ausilio del social network Facebook, propone una serie di foto che raccontano la storia del paese e dei suoi abitanti. Tra queste meritano attenzione quelle relative alla costruzione della chiesa dell’Immacolata e le foto della Tonnara.
Si trovano anche spiegazioni utili a conoscere il territorio, in particolare l’Asinara, come quelle sul faro di Punta Scorno. Si legge infatti che «il nome “Punta Scorno” deriva dal dialetto “Punta di lu Corru”. Infatti questa punta era ed è chiamata nel dialetto locale “Lu Corru” che tradotto in Italiano significa Corno. Il nome “Lu Corru” le fu dato ancora prima che fosse costruito il faro omonimo, proprio per la morfologia del terreno che assomiglia, visto in prospettiva, al corno di un rinoceronte. Il nome “Punta Scorno” nella traduzione dal dialetto all’italiano è stato modificato aggiungendo una S e facendo perdere il significato originale».
E’ ancora interessante trovare citazioni tratte dalle memorie di Antonio Penco direttore della Tonnara Saline di Stintino che scriveva:«Nella loro semplicità gli abitanti di Stintino hanno la loro sensibilità e giova ricordare che in un momento in cui la gloriosa Università di Sassari corse pericolo, non esitarono a sottoscrivere la loro quota per la sua conservazione, sapendo che da quella Istituzione uscirono uomini di valore che onorarono e onorano la Sardegna». Memorie che ricordano la generosità di una comunità che conobbe le privazioni e sapeva benissimo cosa significasse perdere qualcosa di prezioso.
Tratto dal Blog del Sindaco: Antonio Diana
Pubblicato e donato ai cittadini il quarto volume ”Il tempo della memoria”.
Un nuovo libro, il quarto volume de ”Il tempo della memoria – storie, leggende, documenti di Stintino”, che ripercorre ancora una volta la storia del piccolo paese di pescatori. Un volume, come i tre precedenti che portano lo stesso titolo, che l’amministrazione comunale di Stintino ha voluto donare alle famiglie del paese e dal quale emerge una Stintino con le sue peculiarità.
Un libro che, come scrive lo storico Manlio Brigaglia nella prefazione, «invece di ripercorrere da cima a fondo tutta la storia del paese – pure così avvincente e a suo modo drammatica: nessun altro paese dell’isola ne ha una così struggente e allo stesse tempo così vicina e recuperabile per intero dalla memoria – ne individua alcuni momenti, una parte disposti lungo tutta la vicenda del luogo, una parte importanti per la loro stessa episodicità».
Il libro, scritto dal primo cittadino Antonio Diana, è composto da otto capitoli: Il toponimo di Stintino, Il postale, Storia dell’industria del sale di Stintino, Il Portolano – dalla punta del Trabuccato a Cala Sabina, Le chiese, Dai registri della Curia, La visita del Re e La pesca con l’Inzinta.
L’attenzione del lettore è catturata da subito dal primo capitolo, dedicato alla nascita del toponimo. Qui si trova anche il contributo di Alberto Azzena che tratteggia la figura dello zio Salvatore Azzena Mossa, assiduo frequentatore del paese. Fù personaggio di rilievo della Sassari di fine Ottocento, che si impegnò perché la borgata, composta dagli sfollati dall’Asinara, mantenesse il toponimo storico.
Affascina poi la storia sul servizio del Postale che contribuì a non isolare il paese dal resto ”mondo”. «E non a caso – fa notare Esmeralda Ughi che ha scritto la seconda prefazione al volume – il famoso pittore sassarese Giuseppe Biasi alla fine degli anni Trenta, durante un soggiorno a Stintino, immortalò l’imbarcazione del Postale dipingendola in un piccolo quadro a olio, in cui si vede il barcone ormeggiato in mezzo alla calanca del porto vecchio con la prua verso il fondo dell’insenatura».
Interessante poi, nel capitolo sesto, la ricerca d’archivio attraverso la quale l’autore riporta alla luce necrologi di alcuni asinaresi i cui cognomi sono ancora oggi presenti nella comunità stintinese. E ancora, nel settimo, la visita del Re d’Italia Vittorio Emanuele alla Tonnara Saline, venuto a Stintino nel 1921 per assistere alla mattanza dei tonni. Una scena immortalata in una foto, riportata anche nella copertina del libro, ma anche dalla ”Domenica del Corriere” che ritrae il Re a Stintino davanti ai tonnarotti intenti a issare il pesce sulle barche.
Sulla cultura della pesca, poi, viene dedicato un capitolo che spiega la pesca con la tecnica ”dell’inzinta”.
Il primo cittadino poi tratteggia la storia dell’industria del sale (terzo capitolo) e lo sfruttamento delle Saline, cessato ai primi del Novecento. Quindi uno sguardo alle chiese del territorio e al loro valore architettonico. Non manca poi il portolano, con la descrizione di alcuni approdi sull’isola dell’Asinara.
Il libro ”Il tempo della memoria”, è quindi un libro adatto a tutti, ai cittadini e, in particolare ai giovani di Stintino che, nella convinzione del primo cittadino, devono riappropriarsi della storia del loro paese. Ma anche ai visitatori del paese per i quali Stintino non deve evocare soltanto un mare straordinario, quanto piuttosto «far capire di quale duro ferro è fatta la gente che ha fondato il borgo e ne ha promosso lo sviluppo. Rivendicare un’eredità di lavoro e di vita», conclude Brigaglia nella presentazione del libro.
Tratto da : Comune di Stintino