Ricevo in data odierna decreto RG. VG. dal Tribunale Civile di Sassari inerente una “richiesta di revoca dell’amministratore” in un condominio da me Amministrato.
Al disposto del giudice , non solo sono particolarmente soddisfatto per il rigetto della domanda , ma sopratutto per le argomentazioni che il Giudice stesso ha inserito.
La problematica pur essendo di facile lettura, veniva al contempo esposta, dal richiedente, in modo a mio avviso poco chiaro e lineare, ed alcuni passaggi, non capisco se per dolo od ignoranza, non corrispondenti alla verità.
Ero sicuro che il Giudice incontrasse delle serie difficoltà nel capire tutte la problematiche poste, che gli risultasse arduo districarsi tra i fatti oggettivi e le semplici illazioni, e di conseguenza mi pervadeva la paura che potesse pronunciarsi non in linea con le mie aspettative, pur sicuro del mio operato.
Nel caso specifico mi sono meravigliato di come il Giudice non solo abbia letto tutte le carte allegate, che erano davvero tante, ma di come le abbia comprese nel suo contenuto pur trattandosi di argomentazioni economiche (bilanci, spese e riparti) , collegando tra loro le varie informazioni e scansando la “astuzia o incompetenza ” con un filo logico inaspettato.
Alla luce del disposto del Giudice sempre più mi convinco che “L’avvocato che si lagna di non essere capito dal giudice, biasima non il giudice, ma sé stesso“ [1] e soprattutto che “Il giudice non ha il dovere di capire: è l’avvocato che ha il dovere di farsi capire” [1].
A sua volta l’avvocato deve essere abbastanza umile da ammettere eventualmente, a se stesso ed al suo cliente, di non aver capito.
Ricordo la circostanza di quando l’avvocato che mi rappresentava, dopo avermi fatto leggere la nostra memoria difensiva, mi chiese se fosse chiara. Di fronte alle mie perplessità circa alcuni passaggi, questi mi disse: ”Cancello tutta quella parte. Perché se non l’ha capita Lei che è al corrente della problematica, si figuri se possa esser chiara al Giudice che la ignora del tutto”.
Chapeau!
Penso che se il Giudice è messo nella migliore condizione di capire, dando per scontato che nessuno di essi agisce ad personam ma nel rispetto della legge, difficilmente emetterà una sentenza sbagliata.
Ahimè spesso siamo invece mossi da egoismo, additando come ostili i Giudici che hanno sentenziato in modo a noi avverso, come fossero mossi da ragioni personali nei nostri confronti facendoci dimenticare troppo facilmente il sacro rispetto per la magistratura.
Nella mia limitata esperienza mi sento invece di affermare che, difficilmente, nei tre gradi di giudizio non avremo una giusta sentenza.
[1] Citazione di Pietro Calamandrei